Oto Melara - dai cannoni ai trattori e ritorno

Quasi 6.300 trattori prodotti in dodici anni, questo il biglietto da visita della OTO, abbreviazione della Odero Terni Orlando di La Spezia. Questi trattori erano assolutamente innovativi, e come si dice in gergo, modulari, potevano addirittura essere trasformati da ruotato a cingolato e viceversa.

Senza differenziale

In evidenza l'assale posteriore senza il differenziale. Si nota la frizione di sterzo.

In evidenza l'assale posteriore senza il differenziale. Si nota la frizione di sterzo.

L’assenza del differenziale contribuisce inoltre a contenere gli assorbimenti di potenza e i relativi consumi, e a mantenere la trazione anche in curva. I riduttori finali sono in cascata a riduzione semplice e possono essere ruotati per abbassare o alzare il trattore. Piuttosto particolare anche il posto guida, col citato volante praticamente verticale e il sedile a panchetta, rivestito e abbastanza comodo. La posizione di guida costringe la gambe abbastanza in alto, ma la regolazione longitudinale del sedile aiuta a trovare un assetto confortevole. La strumentazione è costituita dal solo manometro della pressione dell’olio motore. Al pari di quanto avviene sulle biciclette, un ingegnoso sistema permette di staccare o collegare la dinamo al volano di sinistra mediante una levetta sulla sinistra del posto guida. Presa dimestichezza con la non convenzionale posizione di freni e frizione, si ha un controllo agevole del mezzo, unico problema nelle colture a file è costituito dalla non visibilità della ruota anteriore centrale, bisogna prendere la mira con il muso del cofano, sottile e sfuggente. L’ OTO R3 ha una maneggevolezza superiore ai concorrenti, gira su se stesso in meno di quattro metri, la brillantezza del motore e la completa trasmissione lo rendono produttivo ed economico. E’ anche personalizzabile su richiesta, si può richiedere l’ impianto di illuminazione, il sollevatore, la presa di forza posteriore a tre velocità, la puleggia, l’argano, l’aratro, la pompa irroratrice e anche una falciatrice portata da fissare sul corpo trattore.
Fuori da ogni canone anche la linea del trattore, guardandolo di fronte ci si chiede dove sia il motore, il cofano è sottile e completamente carenato ai lati. Futuristico, molto particolare, non è stato completamente apprezzato all’epoca, i più tradizionalisti lo hanno soprannominato “il mulo”, quello che è sicuro, è che non passa inosservato. Le versioni inizialmente disponibili sono l’R3, con ruota anteriore singola, il 2 R3, con ruote gemellate anteriori centrali, il 2 R3 da vigneto, di dimensioni compatte. Seguirà la versione R4 con l’assale anteriore convenzionale. Il progetto “ex novo” dell’OTO ha consentito una ottimizzazione dei costi che permette la vendita al cliente finale a meno di un milione di lire, circa il trenta per cento in meno di un corrispettivo Fiat. Lo slogan della locandina pubblicitaria recita: “OTO R3 potente, maneggevole, economico”. Proprio queste caratteristiche decretano un discreto successo del trattore, immatricolato nel 1950 in 103 unità, lontane dai 1808 Fiat o dai 702 Landini, ma sufficienti a collocare OTO tra i primi otto costruttori in Italia. Nei mesi più caldi, la bella carenatura totale del motore, crea qualche problema di raffreddamento del motore, e dal 1953, si procede alla modifica del cofano, ora aperto ai lati. Il trattore perde di fascino e originalità ma guadagna in prestazioni e affidabilità. Inoltre il sistema di auto-pulizia dell’aria in aspirazione mostra qualche limite e viene installato una specifico filtro aria aggiuntivo nella parte anteriore del cofano. Il C 18 R3 del 1953 adotta tutte queste modifiche, e si distingue anche per il piantone della sterzo non più orizzontale ma leggermente inclinato anteriormente, ne guadagna la posizione di guida. Il C 18, concettualmente simile all’R3 originale, è disponibile nelle versioni, 2R3 e R4, non ha un grande successo, ma ha il merito di aprire la strada al C25, che monta lo stesso motore con alesaggio aumentato da 125 a 130 mm. Di conseguenza la cilindrata diventa di 1860 cm3 e la potenza è di 22 cavalli. Il maggior peso di due quintali e mezzo e la maggior potenza consentono migliori prestazioni in linea con i principali concorrenti. Le versioni sono C 25 R4, C25 2R3 e dal 1954, C 25 C, cingolato puro, e successivamente, la versione industriale, il C 25 I. Nel 1957, esce il C 25 RC (ruote-cingoli), trasformabile da cingoli a ruote e viceversa. Sempre dallo stesso anno è disponibile il C 25 “primosole”a cingoli, versione ribassata e carenata studiata espressamente per i frutteti e i vigneti a tendone della Puglia. Il C25 ruotato ha un grande successo, se ne commercializzano più di 3200, non da meno si comporta il C 25C, il cingolato “puro” che sfiora le 800 unità.